Gli
scienziati non hanno idea del vero stato dei nuclei dei reattori,
riassume il “Washington’s Blog” in un lungo reportage tradotto da
“Megachip”: le radiazioni potrebbero investire la Corea, la Cina e la
costa occidentale del Nord America. Perché il peggio deve ancora
arrivare: gli stessi tecnici incapaci, che hanno prima nascosto
l’allarme e poi sbagliato tutte le procedure di emergenza, ora «stanno
probabilmente per causare un problema molto più grande». Letteralmente:
«La più
grande minaccia a breve termine per l’umanità proviene dai bacini del
combustibile di Fukushima: se uno dei bacini crollasse o si incendiasse,
questo potrebbe avere gravi effetti negativi non solo sul Giappone, ma
sul resto del mondo». Se anche solo una delle piscine di stoccaggio
dovesse crollare, avvertono l’esperto nucleare Arnie Gundersen e il
medico Helen Caldicott, non resterebbe che «evacuare l’emisfero nord
della Terra e spostarsi tutti a sud dell’equatore».
Un allarme
di così vasta portata, che disorienta anche gli esperti più prudenti.
Come Akio Matsumura, già consulente Onu, secondo cui la rimozione dei
materiali radioattivi dai bacini del combustibile di Fukushima è «una
questione di sopravvivenza umana».
Migliaia
di lavoratori e una piccola flotta di gru, riferisce il “New York
Times”, si preparano a «evitare un disastro ambientale ancora più
profondo, che ha già reso la Cina e gli altri paesi vicini sempre più
preoccupati». Obiettivo, neutralizzare le oltre 1.300 barre di
combustibile esaurito dall’edificio del reattore 4. È come sfilare
sigarette da un pacchetto accartocciato, avverte Gundersen: basta che
due barre si urtino, e c’è il rischio che rilascino cesio radioattivo,
xenon e kripton.
«Ho il
sospetto che nei prossimi mesi di novembre, dicembre e gennaio,
sentiremo che l’edificio è stato evacuato, che hanno rotto una barra di
combustibile, e che la barra di combustibile sta emettendo dei gas.
Ritengo che le griglie si siano contorte, il combustibile si sia
surriscaldato e il bacino sia giunto a ebollizione: la conseguenza
naturale è che sia probabile che una parte del combustibile rimarrà
incastrata lì per un lungo, lungo periodo».
Le griglie sono contorte per effetto del terremoto, che ha fatto collassare il tetto proprio sopra il deposito nucleare!
Mycle Schneider |
FONTE: japantimes.co.jp
Secondo
la “Cnbc”, il pericolo maggiore riguarda il possibile sversamento di
acqua in uno dei bacini, che potrebbe incendiare il combustibile. «Un
enorme incendio del combustibile esaurito – dichiara alla “Cnn” il
consulente nucleare Mycle Schneider – probabilmente farebbe apparire
poca cosa le attuali dimensioni della catastrofe, e potrebbe superare le
emissioni di radioattività di Chernobyl di decine di volte». Una sorta
di apocalisse:
«Le
pareti della piscina potrebbero avere perdite al di là della capacità di
fornire acqua di raffreddamento, o un edificio del reattore potrebbe
crollare in seguito una delle centinaia di scosse di assestamento. Poi,
il rivestimento del combustibile potrebbe incendiarsi spontaneamente
emettendo il suo intero accumulo radioattivo».
Sarebbe il
più grave disastro radiologico mai visto fino ad oggi, conferma Antony
Froggatt nel suo “World Nuclear Industry Status Report 2013”, redatto
con Schneider. E per Gundersen, direttore di “Fairewinds Energy
Education”, l’operazione si prospetta «piena di pericoli», e la verità è
che «nessuno sa quanto male potrebbero andare le cose». Ciascun
assemblaggio di barre combustibili pesa 300 chili e misura 4 metri e
mezzo. Gli assemblaggi da rimuovere sono 1.331, informa Yoshikazu Nagai
della Tepco, più altri 202 stoccati nel bacino: le barre di combustibile
esaurito inoltre contengono plutonio, una delle sostanze più tossiche
dell’universo, che si forma durante le ultime fasi del funzionamento di
un reattore. «Il problema di una criticità che colpisca il bacino del
combustibile è che non la si può fermare, non ci sono barre di controllo
per gestirla», sostiene Gundersen. «Il sistema di raffreddamento del
bacino del combustibile esaurito è stato progettato solo per rimuovere
il calore di decadimento, non il calore derivante da una reazione
nucleare in corso».
Le barre
sono rese ancora più vulnerabili agli incendi nel caso debbano essere
esposte all’aria. Il quadro è estremamente precario: l’operazione si
svolgerà sott’acqua, in un bacino all’interno di un edificio lesionato,
che la Tepco ha già puntellato. «La rimozione delle barre dal bacino è
un compito delicato», testimonia Toshio Kimura, ex tecnico della Tepco,
al lavoro a Fukushima per 11 anni. «In precedenza era un processo
controllato dal computer che memorizzava al millimetro le posizioni
esatte delle barre, ma ora non se ne può più disporre: il processo deve
essere fatto manualmente, quindi c’è un alto rischio che si possa far
cadere e rompere qualcuna delle barre di combustibile». In più, la
situazione è assolutamente instabile. Secondo Richard Tanter, esperto
nucleare dell’università di Melbourne, il reattore 4 di Fukushima «sta
affondando». Lo conferma l’ex premier giapponese Naoto Kan: sotto il
grande deposito di combustibile atomico, il terreno è già spofondato di
circa 31 centimetri.
Per
tentare di stabilizzarlo e isolarlo dall’acqua, la Tepco sta
considerando la possibilità di congelare il suolo attorno all’impianto.
Essenzialmente, riferisce “Nbc News”, si tratta di costruire un muro
sotterraneo di ghiaccio lungo un miglio, cosa che non è mai stata
tentata prima: in pratica, stanno cercando di arrampicarsi sugli specchi
perché non sanno come risolvere il problema. «Un altro errore che
venisse fatto dalla Tepco potrebbe avere conseguenze perfino esiziali,
per il Giappone», sottolinea “Japan Focus” puntando il dito contro
l’azienda elettrica responsabile del disastro. La Tepco ha infatti
taciuto la verità sul degrado dell’impianto prima ancora del sisma, poi
ha sbagliato tutto il possibile. Il governo di Tokyo ha concluso che il
disastro ha avuto “cause umane”, ed è stato provocato da una
“collusione” tra il governo stesso e la Tepco, oltre che da una cattiva
progettazione del reattore. Già all’indomani della tragedia, «la Tepco
sapeva che 3 reattori nucleari avevano perso capacità contenitiva, che
il combustibile nucleare era “scomparso”, e che non vi era di fatto
alcun vero contenimento».
L’azienda,
ricorda il “Washington’s Blog” ha cercato disperatamente di coprire la
verità per due anni e mezzo, «fingendo che i reattori fossero in fase di
“spegnimento a freddo”», e solo ora ha ammesso che da due anni sta
rilasciando enormi quantità di acqua radioattiva che, attraverso le
falde sotterranee, si riversano nell’Oceano Pacifico. La dimensione del
pericolo lascia sgomenti: nessuno, al mondo, è preparato a fronteggiare
una catastrofe come quella evocata dai tecnici più pessimisti. Ma
l’aspetto più sinistro, forse, è proprio quello che riguarda
l’informazione e l’assoluta mancanza di trasparenza: la verità è stata
negata dai tecnici, minimizzata dai politici, oscurata dai media. Molti
blogger hanno incessantemente rilanciato l’allarme, fino alla notizia –
qualche mese fa – degli sversamenti radioattivi in mare. Solo ora – di
fronte all’impossibilità di continuare a negare, alla vigilia della
pericolosissima operazione di bonifica – si giunge ad ammettere tutto.
Colpisce l’appello di Mitsuhei Murata, ex ambasciatore giapponese in
Svizzera, che chiede che il Giappone rinunci ad ospitare a Tokyo le
Olimpiadi 2020, perché non potrebbe garantire la sicurezza degli atleti.
Così, il Sol Levante tramonta nella vergogna.
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