Qualcosa di strano vaga alla periferia del
Sistema solare. Il suo nome è 2002 UX25 ed è un KBO (Kuiper Belt
Object), un oggetto celeste del diametro di circa 650 chilometri, come
molti altri in quella regione che si estende oltre orbita di Nettuno che
prende il nome di Fascia di Kuiper. Cos’ha dunque di così strano 2002
UX25?
La sua densità, che è minore di quella
dell’acqua pura. Se riuscissimo ad adagiare questo grande sasso spaziale
in una enorme vasca piena d’acqua, questo riuscirebbe a galleggiare. A
scoprire la sorprendente caratteristica che rende 2002 UX25 il più
grande oggetto solido del Sistema Solare con una densità così bassa è
stato Mike Brown, planetologo del California Institute of Technology di
Pasadena, il cui articolo è stato accettato per la pubblicazione sulla
rivista The. Astrophysical Journal Letters.
Un oggetto di simili dimensioni e così
leggero porta un certo scompiglio nell’attuale classificazione dei KBO.
Infatti, quelli con un diametro minore di 350 chilometri hanno
tipicamente densità inferiori a quella dell’acqua mentre quelli con
diametri maggiori di 800 chilometri presentano densità maggiori. Vero è
che 2002 UX25 si pone proprio nella terra di mezzo tra le due categorie,
ma il fatto che la sua densità sia di ben il 18 per cento più bassa di
quella dell’acqua, solleva comunque molte domande sui processi di
formazione degli oggetti di questo tipo che popolano il Sistema solare
esterno.
Domande, queste e molte altre, a cui i
planetologi cercheranno di dare risposte con le missioni presenti e
future dedicate allo studio dei corpi celesti più remoti del nostro
sistema planetario. La sonda New Horizons della NASA è nel pieno del suo
lungo viaggio verso Plutone, che raggiungerà nel 2015. Seppure
‘declassato’ a pianeta nano, Plutone continua a sorprendere gli
scienziati. Come nel luglio dello scorso anno, quando le immagini del
telescopio spaziale Hubble permisero di scoprire la sua quinta luna, dal
diametro di appena una ventina di chilometri, recentemente battezzata
Stige dalla International Astronomical Union.
L’interesse per questa zona del Sistema
Solare è alto anche in Europa. ODINUS (Origins, Dynamics and Interiors
of Neptunian and Uranian Systems) dedicata allo studio di Urano e
Nettuno è tra i candidati per la seconda delle missioni di classe L
previste dal piano Cosmic Vision 2015-2025 dell’Agenzia Spazia Europea
le (la prima è stata già assegnata alla missione JUICE verso Giove e le
sue lune) e vede una importante partecipazione di personale
dell’Istituto di Astrofisica e Planetologia Spaziale dell’INAF. A breve
dovrebbe arrivare la decisione ufficiale dell’ESA che potrebbe sancirne
l’approvazione definitiva.
FONTE UFFICIALE: MEDIA INAF (ISTITUTO NAZZIONALE DI ASTROFISICA)
FONTE ARTICOLO: SEGNALI DAL CIELO
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