Un piano drastico per uscire dal tunnel in un colpo solo. Rischi incalcolabili.
NEW
YORK (WSI) – L’idea è sorprendente, ma ciononostante è passata
pressoché inosservata, celata tra le righe di un lungo rapporto di
economia. Per porre rimedio all’esperimento fallimentare della moneta
unica, il Fondo Monetario Internazionale ha aperto alla possibilità che
le autorità europee impongano un prelievo forzoso del 10%
sui conti correnti di 15 paesi dell’area euro. Tanto ci vorrebbe,
secondo i calcoli degli economisti, per riportare il debito sovrano del
blocco ai livelli pre crisi.
L’idea "brillante" viene
enunciata in uno dei capitoli del report semestrale "Monitor delle
finanze pubbliche" preparato dagli economisti del Fondo. Quello
proposto e riportato dai quotidiani, tra cui un giornale greco, sarebbe un provvedimento suicida, in quanto scatenerebbe una fuga di capitali dalle banche europee.
Quanto espresso dall’istituto di Washington è certamente stato preso in
considerazione anche dalle autorità politiche. Il concetto è semplice:
piuttosto che appesantire il carico fiscale delle imprese e far
scendere ancora di più le buste paga, perché non andare a toccare i
capitali "dormienti"?
Così sarebbero però i cittadini
innoncenti, senza distinzione di classe, a pagare il prezzo della crisi
del debito sovrano creata dalle autorità politiche che non sono
riuscite a creare un’area della moneta unica salutare con un unico
debito.
Urge una riforma prima che la deflazione provochi altri
danni e le tensioni sociali diventino violente. Ma non questa
proposta, la quale - ben nascosta nell’ultimo rapporto
dell’organizzaizone – rischia per di più di esacerbare i rapporti già
particolarmente delicati tra il Fondo e i Governi Ue e la Bce.
Il Fondo osserva che contributi una tantum come i prelievi coatti sono stati ampiamente utilizzati
in Europa dopo la Prima Guerra Mondiale (vedi il caso della Germania) e
in Giappone dopo la Seconda Guerra Mondiale. Il report riconosce che
le misure drastiche non hanno avuto i risultati attesi e che non hanno
portato ad una riduzione del debito pubblico (l’obiettivo iniziale). E
sopratutto che il ritardo nell'attuazione ha portato alla fuga di
capitali e a un’elevata inflazione.
Concentrandosi nei problemi
della zona euro e nella necessità di riportare il livello del debito
pubblico a livelli pre-crisi (fine 2007), il FMI riconosce anche che
per curare l’area ci sarebbe bisogno di un tasso di prelievo alto (10%)
dei risparmi netti positivi dei nuclei familiari di 15 paesi della
zona euro.
Questo, ovviamente, è un potente disincentivo.
Sarebbe inoltre una missione estremamente difficile, conclude l'Fmi, ma
l'idea deve comunque essere presa in considerazione e "messa a
confronto con i rischi e le alternative per ridurre il debito
pubblico", come ad esempio una moratoria delle passività o
l'inflazione, che "è anche una sorta di tassa sul patrimonio".
"Dato il pessimo stato delle finanze pubbliche della zona euro – si legge sul quotidiano belga L'Echo - le idee per rafforzare i fondi pubblici non mancano, come questa piuttosto semplicistica e senza precedenti del FMI".
Degli analisti interpellati da L'Echo c'è solo un economista, Etienne de Callatay,
che trova una qualche virtù nell'idea: "A prima vista, la proposta può
sembrare perturbante, persino scioccante e scandalosa. Ma si tratta di
una alternativa alle altre misure preconizzate per uscire dalla crisi,
come il ricorso all'inflazione".
FONTE: WALL STREET ITALIA
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