Dietro
 la catena di omicidi a sfondo politico che da due mesi stanno 
insanguinando la Grecia si nascondono delle forze che dall’esterno del 
Paese vogliono intimorire i nostri partiti politici per dissuaderli dal 
fare la voce grossa con l’Ue”. Lo afferma Dimitri Deliolanes, 
corrispondente da Roma per la radio tv pubblica greca ERT. Il premier 
Antonis Samaras,
del
 partito di centrodestra Nea Dimokratia, aveva parlato della possibilità
 di istituire un reato per punire la propaganda anti-europea. Le 
critiche da parte di esponenti del suo stesso partito hanno convinto 
Samaras a fare marcia indietro, ma intanto diversi siti web hanno 
diffuso una bufala affermando che la legge sarebbe già stata approvata.
Per
 Deliolanes, al di là delle parole di Samaras che sono soltanto una 
gaffe, sono due gli elementi importanti di cui tenere conto. Da un lato 
c’è il diffondersi del partito di estrema destra Alba Dorata, due dei 
cui esponenti sono stati assassinati sabato in circostanze poco chiare. 
Dall’altra c’è la grave instabilità del governo, che presto sarà 
rimpiazzato da Syriza, un partito di sinistra anti-euro. Giovedì intanto
 la polizia ha fatto irruzione nella sede della tv greca ERT, che era 
stata ufficialmente chiusa l’11 giugno ma aveva continuato le 
trasmissioni, sgomberando i giornalisti che stavano lavorando al suo 
interno.
Deliolanes, partiamo dalla bufala sulla legge sui reati di opinione. Come è nata?
Il
 premier Samaras nel corso di una dichiarazione mentre si trovava a 
Londra, dopo l’offensiva giudiziaria contro i membri di Alba Dorata, ha 
detto che il governo aveva l’intenzione di penalizzare la propaganda 
anti-europea. Samaras è stato però criticato da esponenti del suo stesso
 governo, e poi non se ne è più parlato. Nel frattempo però George 
Delastik, un giornalista greco molto vicino al Partito Comunista, aveva 
dato molta enfasi alla dichiarazione del premier, e così la notizia si è
 diffusa anche all’estero.
Anche se non c’è nessuna legge, è possibile che la repressione del dissenso arrivi a questi livelli?
Sì,
 è possibile. In Grecia c’è una tensione che arriva alle stelle. Lo 
abbiamo visto ieri con l’uccisione dei due membri di Alba Dorata. 
Attraversiamo una situazione estremamente delicata, ed è quindi 
probabile che il premier abbia accarezzato un’idea di repressione più 
dura.
In che modo Samaras sta gestendo la situazione?
La
 politica del governo è autoritaria, cerca di imporre la legge e 
l’ordine, ma lo fa in modo molto dilettantesco e grossolano. E’ 
innegabile che ci sia una esigenza di maggiore sicurezza rispetto a una 
criminalità dilagante. I cittadini vorrebbero vedere la polizia per le 
strade, per dare una risposta alla microcriminalità che provoca 
turbamento nell’opinione pubblica. Il governo però ha risposto dando 
carta bianca ai poliziotti per picchiare immigrati che vendevano borse 
finte, in modo che Alba Dorata non prenda più voti. La polizia greca ha 
bisogno di essere riformata ed educata alla legalità. Nulla è pericoloso
 come dire a un agente greco “Vai e reprimi”. Gli mancano infatti 
l’addestramento e la mentalità giusta e gli stessi funzionari di polizia
 non sono in grado di preparare adeguatamente i loro uomini.
C’è
 qualcuno che vuole destabilizzare la Grecia? E’ questo il vero scopo 
degli omicidi avvenuti negli ultimi due mesi per le strade di Atene. Ciò
 si inserisce in un contesto politico molto delicato per l’intero Paese.
  
Ci spiega qual è la posta in gioco?
Il
 governo Samaras è estremamente debole e si trova sempre sul punto di 
cadere. Sia i nostri partner europei sia gli Stati Uniti si sono resi 
conto del fatto che il loro vero interlocutore è la sinistra di Syriza 
che otterrà la maggioranza nella prossima legislatura. Da un lato quindi
 è in atto un tentativo di intimidire Samaras. L’obiettivo è convincere 
l’attuale premier del fatto che non deve azzardarsi ad alzare la voce 
per cercare di fare ragionare la Trojka, in modo che non imponga nuove 
misure di austerità. Queste ultime spingerebbero il Paese nel caos, in 
quanto la nostra società non sarebbe in grado di reggerle, ma il rischio
 è che la Trojka prosegua comunque su questa strada.
A che serve minacciare un governo che rischia ogni giorno di cadere?
Proprio
 per questo, in realtà il vero destinatario degli avvertimenti è Syriza.
 Qualcuno dall’estero vuole fargli comprendere che se dovesse osare 
ergersi a paladino dei diritti dei greci qualcuno farà in modo che 
all’interno del Paese si trovi ad avere un fronte molto più violento e 
pesante con il quale dovrà fare i conti. Il messaggio del duplice 
omicidio di sabato era evidentemente questo, a prescindere da chi siano 
stati i suoi esecutori materiali. I sospetti della polizia sono rivolti 
verso un determinato gruppo anarchico-insurrezionalista-nichilista. Ma 
di fatto si tratta di un’area che può essere usata e strumentalizzata 
molto facilmente per compiere qualsiasi azione violenta e 
destabilizzante.
Come valuta invece l’irruzione della polizia nella sede ERT di Atene?
Ci
 troviamo di fronte a un governo con gravi problemi di consenso, 
stabilità, strategie e programma. E’ un governo in preda al panico, che 
vuole assolutamente controllare qualsiasi tipo di informazione. Quindi 
anche l’ultima “scintilla” di informazione non controllata, 
rappresentata negli ultimi 5 mesi dall’Ert autogestita, era vista come 
una sfida e una minaccia.
Perché arrivare a uno sgombero violento?
Il
 governo è stato costretto a ricorrere all’unico strumento che gli era 
rimasto, la polizia. La scena della polizia che fa irruzione in una tv 
pubblica autogestita con grande consenso e audience è una cosa da regime
 autoritario arabo. Si tratta di una realtà assolutamente al di fuori di
 qualsiasi concezione uno possa avere della democrazia europea, e che 
trovo davvero triste.
FONTE ARTICOLO QUI 
TRATTO DA: TERRA REAL TIME
 
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