L’immane disastro del supertifone filippino ha fatto completamente
sparire da giornali quello che nelle stesse ora accadeva in un Paese
dimenticato: la Somalia, o meglio nelle regioni costiere di quello che
oggi si chiama Puntland, uno Stato autonomo non riconosciuto dalla
comunità internazionale e dal quale partono molti dei raid dei pirati
somali ed il traffico di migranti e carne umana verso l’Asia e l’Europa.
Il 9 e 10 novembre le regioni costiere del nord-est del Puntland sono
state colpite da una fortissima tempesta, o meglio da un uragano, che
ha fatto almeno 100 vittime, mentre sono centinaia i dispersi in un
Paese che non sa nemmeno quanti e quali siano in realtà i sui abitanti.
Secondo le autorità del Puntland la tempesta d si è abbattuta sulle
coste sabato mattina lasciando lungo il d suo cammino una scia di morte e
distruzione.
L’amministrazione del Puntland spiega che «Le informazioni raccolte
presso delle zone costiere attraverso un contatto telefonico irregolare
nel corso delle ultime 48 ore, indicano che fino a 100 persone
potrebbero essere state uccise, mentre centinaia di altre persone sono
ancora ritenute scomparse».
La tempesta ha devastato una «Vasta zona costiera del Puntland», i
più colpiti sono i distretti di Eyl, Beyla, Dangorayo ed Hafun, nella
regione di Garduush, lungo la costa orientale, e in quello di Alula,
sulla punta del Corno d’Africa, nel nord-est del Puntland.
Le autorità di questo che è uno dei tre Stati autonomi in cui si è
frantumata la Somalia (c’è anche il Somaliland) e quel che rimane della
Somalia con capitale Mogadiscio, hanno dichiarato lo stato di emergenza
per catastrofe ed hanno chiesto aiuti internazionali. Ma le grida di
aiuto che arrivano da uno stato non riconosciuto rischiano di non essere
sentite, sovrastate dall’immenso urlo di dolore e disperazione che
viene dal fango della devastazione delle Filippine.
La tragedia somala è stata praticamente ignorata dai media
internazionali e il Puntland sta cercando di mettere in piedi il
Comitato di gestione delle catastrofi e di salvataggio per organizzare e
coordinare i soccorsi in comunità poverissime ma finora risparmiate dal
caos tribale e delle milizie islamiste dello Stato fantasma della
Somalia .
La situazione sembra comunque drammatica le autorità locali dicono
che «Le informazioni provvisorie indicano anche che delle case, degli
edifici, navi e interi villaggi sono stati distrutti e che più di 100.00
capi di bestiame sono andati perduti, mettendo in pericolo la
sussistenza di decine di migliaia di abitanti locali».
Il governo autonomo del Puntland dice che sta organizzando i
soccorsi e che localmente si stanno approntando ripari di fortuna nei
villaggi dell’interno per ospitare gli sfollati dalle aree colpita
dall’uragano.
Probabilmente, in un’area dove è difficile l’accesso anche ai
convogli umanitari, non resta che la solidarietà tra poveri, è stato
chiesto a chi vive nel Puntland di inviare doni e rifornimenti di
emergenza per aiutare le persone colpite.
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