E’ una costante moria di uccelli quella che vi è nell’isola di Saint
Lawrence, nella gelida Alaska: centinaia e centinaia di esemplari
accasciati sulle coste senza vita, come se qualcosa avesse d’incanto
fatto stoppare l’esistenza di un’intera colonia di animali.
Ma non solo:
orsi polari, foche, trichechi, molti di questi esemplari presentano
piaghe, perdita di pelo, classici sintomi di malattie che le autorità
definiscono “rare” o “strane”, ma che in molti accomunano senza grossi
giri di parole alle radiazioni di Fukushima.
Sempre nella zona, si
calcola che l’80% dei salmoni rossi è sparito, non c’è più, quasi a
lasciare un vuoto nella vita dell’ecosistema di questo territorio.
Non solo in Alaska, ma anche in California si nota qualcosa di strano:
alcuni pescatori od altri avventurieri soliti a cavalcare le onde del
mare compreso tra il Giappone e la baia di San Francisco, notano che in
alcuni punti la vita è praticamente scomparsa. “Di solito, incontriamo
delfini, tartarughe, è un’esplosione di vita e vivacità; da un po’ di
tempo, non c’è più nulla, tutto in silenzio, la vita sembra sparita”
annota un frequentatore di quelle acque.
Secondo molti, le radiazioni di Fukushima, che i tecnici della TEPCO
ammettono essere sempre più disperse nel sottosuolo della centrale
danneggiata dallo tsunami dell’11 marzo 2011, si stanno pesantemente
buttando nell’oceano e stanno raggiungendo le coste USA, provocando la
moria di molti esemplari e soprattutto la contaminazione della
vegetazione ittica. Un quadro devastante che, se confermato, imporrebbe
una profonda riflessione.
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