Infatti, il nocciolo delle 1200 pagine della bozza 
era un “accordo di libero scambio profondo e completo”, che avrebbe 
eliminato le protezioni per ciò che rimane dell’industria ucraina, già 
saccheggiata dal processo di privatizzazione degli anni Novanta e dai 
termini di ammissione all’Organizzazione Mondiale del Commercio nel 
2008.
Il Vicepremier ucraino Yuri Boyko ha dichiarato che 
l’Ucraina non può permettersi di rinunciare alle relazioni commerciali 
con la Russia, e che né l’UE né il FMI sono pronti a compensarne la 
perdita. Mentre l’UE ha promesso vagamente di spingere il FMI a 
garantire fondi nel caso che la Russia imponga sanzioni, Boyko è stato 
brusco: “Non facciamo affidamento su alcun denaro del FMI, da quando il 
FMI ci ha chiesto in contropartita di aumentare del 40% le tariffe ai 
privati e di congelare i salari”.
Il Primo ministro Mykola Azarov ha notato che l’anno 
scorso, mentre si lavorava ai preparativi per l’accordo con l’UE, il 
commercio tra l’Ucraina e i mercati della CIS (i paesi dell’ex Unione 
Sovietica) è calato del 25 per cento. “Si tratta di una perdita 
economica significativa per noi… nella stesura del bilancio le cifre per
 il 2014 dipenderanno da quanto siamo capaci di creare una reciproca 
intesa con la Russia”, ha detto.
Come ha sottolineato Natalia Vitrenko, capo del 
Partito Socialista Progressista, il sessanta per cento delle 
esportazioni ucraine in Russia e nella CIS consiste in beni finiti, 
contro il diciotto per cento nell’UE. Ella ha ammonito che l’adeguamento
 ai circa ventimila standard dell’UE, previsto dall’accordo di 
associazione, sarebbe costato 160 miliardi e avrebbe inferto un duro 
colpo all’economia ucraina, provocando chiusure di stabilimenti, 
disoccupazione e indigenza.
Il governo ha annunciato di aver commissionato studi 
dettagliati su come il paese possa ripristinare le capacità produttive 
perdute e “creare un mercato domestico in grado di assicurare le 
relazioni tra l’Ucraina e i membri dell’UE su base paritaria”. Intanto, 
ripartono i negoziati con l’Unione Doganale Eurasiatica (Russia, 
Bielorussia e Kazakistan).
Nei giorni successivi, Azarov ha detto che la 
sospensione dei negoziati era solo “tattica”, e che per la fine 
dell’anno potrebbe essere firmato un accordo. Tuttavia, ha affermato, 
l’UE non provi a “costringere l’Ucraina ad accettare i suoi termini con 
ultimatum e pressioni”.
 FONTE: STAMPA LIBERA
 

 
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