(ASI) Il nostro cielo è solcato quotidianamente da aerei
“sconosciuti”, ovvero senza sigle di riconoscimento ed “invisibili” ai
radar che, senza tema di smentite, si possono ricondurre al fenomeno
delle scie chimiche.
Il problema fu portato all’attenzione dell’opinione pubblica nel
2008, quando alcuni sindacalisti dell’Air Traffic Management
Professional Project (ATMPP), la Federazione italiana che raduna le
quattro maggiori sigle sindacali e professionali dell’assistenza al
volo, denunciarono formalmente la presenza di un “traffico sconosciuto”
nei nostri cieli.
Prima di allora erano state avanzate numerose richieste di
chiarimenti sulla questione ad ENAV (Ente Nazionale di Assistenza per
l’Aviazione Civile), che non avevano però trovato alcuna risposta
soddisfacente. Da quel momento in poi sulla questione è calato un
eloquente silenzio: è probabile che i controllori di volo siano stati
“convinti” a tacere. Restano comunque le chiare dichiarazioni del
sindacalista che sottolinea l’anomalia del “traffico sconosciuto” con
tutti i rischi che comporta per il volo civile. Resta anche la
testimonianza incontrovertibile, per opera di un tecnico, circa
operazioni illegali nell’atmosfera, a dimostrazione del fatto che i
tankers sfuggono al controllo ufficiale, con grave pericolo per la
navigazione aerea. “Ultimamente abbiamo appreso molti particolari sul
problema del traffico sconosciuto. È evidente, a tutti coloro che
operano in frequenza, l’impossibilità, in determinati momenti, di
conciliare la gestione del traffico aereo sotto controllo radar con lo
sconsiderato numero di “macchine volanti”, sconosciute al Controllo del
Traffico Aereo, che affolla i nostri cieli” (ATMPP).
La vertenza sindacale si chiuse nel febbraio dello stesso anno, e fu
poi successivamente riaperta nel mese di maggio senza però ricevere
alcuna risposta soddisfacente dagli organi competenti. “Tale problema è
profondamente sentito da tutti coloro che, giornalmente, vedono il
proprio schermo radar pieno di puntini, dei quali nulla si sa: nessuno
di noi vorrebbe vivere ciò che il CTA White (n.d.r. si veda il disastro
Aeromexico) ha sperimentato” (ATMPP). In realtà il problema del traffico
“sconosciuto” non è circoscritto all’Italia, ma ha proporzioni
planetarie.
Ad esempio, secondo ATMPP, nel Regno Unito il problema è stato
risolto stabilendo che il traffico sconosciuto venga semplicemente
ignorato, sempre che non si abbiano evidenze che tale traffico si sia
perso, o sia in avaria radio o che comunque non rappresenti una
minaccia. Secondo alcuni tecnici del settore queste disposizioni
violerebbero anche quanto asserito nel manuale dei servizi del traffico
aereo britannico. Il problema del traffico “sconosciuto” è ormai
evidente, con gravi rischi per la sicurezza dei nostri cieli, eppure
perfino gli operatori di settore non riescono ad ottenere delle risposte
in merito.
Ma come è possibile che questi aerei chimici sfuggano perfino al
controllo dei sistemi radar, violando perfino le più elementari norme
sulla sicurezza in volo?
Lo ha spiegato l’ingegnere aeronautico Luigi Fenu, in una intervista
al sito tankerenemy.com: “Il sistema di rilevamento del Radar Airnav
(ADSB SSR) è basato, oltre che sul tradizionale ‘Mode S’, anche su un
più recente standard. Lo scambio dei dati tra i velivoli avviene infatti
usando come intermediario il satellite, il sistema si chiama Global
Navigation Satellite Systems (GNSS), pertanto le informazioni che si
ricevono con lo strumento a terra non sono i dati provenienti
direttamente dai velivoli, ma quelli trasmessi dal satellite. I velivoli
tradizionali impiegano i trasponders ‘Mode S’ nelle varie modalità, ed
un dispositivo chiamato Traffic Collision Avoided System (TCAS). Con
tali apparati, i trasponders dei vari aerei s’interrogano direttamente
in modo tale che, se si hanno problemi di comunicazione con la torre di
controllo, il pilota è in grado di conoscere l’eventuale presenza di un
velivolo in rotta di collisione già a 50 miglia nautiche di distanza”.
Quindi è probabile che la schermatura radar dei tankers chimici venga
realizzata intercettando le comunicazioni dati tra aerei e satellite.
Tuttavia in alcune rare e fortunate circostanze alcuni tankers sono
stati rilevati dai radar di terra privati (Airnav). Un caso di questo
tipo è avvenuto al Dott. Rosario Marcianò il 28 dicembre del 2008,
quando riuscì a tracciare un tanker in prossimità di Sanremo. “Seppure
importante come prova, in quanto l’aeromobile in sorvolo (inizialmente
proveniente da Nord/Nord Ovest) è stato comunque intercettato
dall’apparecchiatura elettronica, che ne ha fornito i dati di quota,
velocità, direzione, longitudine, latitudine etc, si tratta di un caso
anomalo. Forse una falla nel sistema di oscuramento elettronico,
presumibilmente gestito dal sistema di controllo satellitare, al
contrario di quanto avviene per tutti gli aerei di linea che, nelle
vicinanze percorrono il corridoio aereo loro assegnato? Oppure si tratta
dell’invio di dati riguardanti un “velivolo fantasma”, come nel caso
degli aerei adoperati dalla CIA per trasportare, segretamente, persone
accusate di terrorismo? Paradossalmente questi elementi risultano essere
di grande rilievo, perché il fatto che gli aerei chimici non segnalino
la loro presenza negli standard civili sopra menzionati, dimostra
seppure indirettamente, che non sono velivoli per il trasporto
passeggeri o merci”.
Ciò contraddice e smentisce le affermazioni del ministro Pecoraro
Scanio, in risposta alle interrogazioni parlamentari sulle scie
chimiche, nonché le affermazioni degli altri Enti Istituzionali che
hanno sempre dichiarato che le numerose ‘scie di condensa’ nei nostri
cieli sono esclusivamente da imputare all’aumento del traffico aereo
civile, e solamente a quello. Qualcosa dunque non quadra, ed il Radar
Airnav dimostra che tali aerei non adottano il sistema di
identificazione tipico del trasporto di passeggeri o merci, e che sono
quindi di origine militare. Infatti, se per ipotesi gli aerei ‘non
identificati’ non fossero davvero militari, la loro presenza dovrebbe
attivare immediatamente le procedure di sicurezza dell’Aeronautica
Militare Italiana. A tal proposito riportiamo di seguito un breve
estratto tratto dal report dell’Aeronautica Militare sulle attività di
intercettazione svolte nell’anno 2006 nello spazio aereo italiano, in
cui si lascia intendere chiaramente che nessun velivolo non identificato
può solcare i nostri cieli senza attivare immediatamente le procedure
di intercettazione.
“Nel 2006 l’Aeronautica Militare, tramite il Comando Operativo delle
Forze Aeree (COFA), ha assicurato la sorveglianza e la difesa dello
spazio aereo nazionale, 24 su 24, attraverso un sistema integrato di
radar basati a terra ed in volo (denominato ‘Airborne Early Warning’) e
l’impiego di velivoli intercettori, garantendo la sicurezza dei cieli
anche in occasione di grandi eventi come le Olimpiadi invernali di
Torino o il summit sul Libano di Roma. Le funzioni di comando e
controllo degli intercettori della difesa aerea nazionale sono devolute
al Combined Air Operation Centre (CAOC 5-NATO) di Poggio Renatico
(Ferrara) che, attraverso una sala operativa, ne dispone l’impiego. Nel
corso del 2006 per ben 32 volte si sono alzati in volo i caccia F-16
dell’Aeronautica Militare per intercettare velivoli le cui tracce radar
non era stato possibile identificare. Si era trattato, nella maggior
parte dei casi, di aeromobili che non rispondevano a prestabiliti
requisiti, o perdevano le comunicazioni con gli organi del controllo del
traffico aereo o divergevano dalla rotta prevista senza validi motivi.
In questi casi, il Comando Operativo delle Forze Aeree ha disposto il
decollo immediato (in gergo tecnico ‘scramble’) degli intercettori che,
sotto la guida dei controllori di intercettazione a terra, si sono
diretti verso il velivolo ‘sospetto’, ne hanno accertato visivamente
l’identità e sono intervenuti, quando necessario, per scortarlo fino ai
limiti dello spazio aereo italiano. In un caso si è trattato di
intercettare e far atterrare un velivolo con a bordo un dirottatore: un
F-16 del 37° Stormo di Trapani Birgi si era alzato in volo il 3 ottobre
2006 per intercettare un velivolo civile turco che era in volo nello
spazio aereo italiano. L’ordine di ‘scramble’ era partito dopo che il
comandante del velivolo turco, un Boeing 737 in volo da Tirana (Albania)
a Instanbul, aveva dichiarato di essere stato dirottato da un cittadino
turco. Rilevato l’allarme, la sala operativa del CAOC ha immediatamente
attivato la procedura di difesa aerea dando l’ordine di ‘scramble’ al
37° Stormo di Trapani, (pubblicato sul sito internet dell’Aeronautica
Militare in un interessante report sull’attività svolta nel 2006 da
parte dei reparti di intercettori e ricerca e soccorso).
Gli aerei “non identificati” che solcano i nostri cieli rilasciando
scie chimiche sfuggono ai sistemi radar, alle rigide procedure di
sicurezza dell’Aeronautica Militare e perfino agli Enti preposti al
controllo del traffico aereo, e sono pertanto senza dubbio di origine
militare. Se è così, abbiamo la dimostrazione che sia i militari sia le
autorità governative collaborano attivamente al progetto avvelenamento
della biosfera.
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