Tutta l’Italia sta tremando e da settimane sono numerose le sequenze
sismiche in atto contemporaneamente. ”Nella storia e’ capitato piu’
volte che si verificassero periodi di maggiore attivita’, con terremoti
forti e piu’ frequenti, e piu’ sequenze attive nello stesso tempo”,
spiega il sismologo Alessandro Amato, dell’Istituto Nazionale di
Geofisica e Vulcanologia (Ingv). ”Quasi tutte le sequenze in atto sono
avvenute in zone che in passato hanno visto terremoti molto forti”,
osserva. ”Per questo – aggiunge – potremmo considerare le sequenze in
atto coma una sorta di campanello d’allarme: un segnale per sollecitare
ulteriormente la messa in sicurezza degli edifici anche nei periodi in
cui non c’e’ un’emergenza e il terremoto sembra un’eventualita’
lontana”.
Quello attuale e’ sicuramente un periodo attivo: basti pensare che nel
2013 in Italia ci sono stati 21.369 terremoti, una quantita’ superata
solo nel 2009, quando i terremoti sono stati circa 26.000. Sono tre le
principali sequenze sismiche in atto: nei Monti del Matese, a Gubbio e a
Messina. ”Sul Matese l’Ingv sta rilasciando alla Protezione Civile un
aggiornamento quotidiano, mentre l’aggiornamento sulle altre due
sequenze e’ settimanale”. Aggiornamenti mensili riguardano poi altre
cinque sequenze attive, la cui frequenza e intensita’ va diradando: sono
quelle ancora attive in Emilia, nella zona del Monte Conero, in
Lunigiana e Garfagnana, nel golfo di Patti e nel Pollino. A queste
sequenze quelle ancora piu’ diradate nel tempo e meno intense, ma
comunque ancora attive: sono almeno 15 e comprendono quelle di Pistoia,
della zona di Crotone, Bronte, Cuneo, Garda e Montefeltro. ”Si calcola –
prosegue l’esperto – che oltre il 70% della sismicita’ italiana sia
organizzata in sequenze”, tra “repliche di forti terremoti e sciami
sismici, ossia sequenze disordinate nelle quali gli eventi principali
sono distribuite casualmente nel tempo”.
Negli ultimi anni, aggiunge, ”abbiamo avuto in media oltre 40 sequenze
ogni anno in Italia e, ad eccezione del caso dell’Aquila nel 2009, tutte
si sono esaurite dopo settimane o mesi senza dar luogo a forti
terremoti”. L’analisi dei cataloghi storici in Italia indica che “ci
sono stati periodi con terremoti piu’ forti e frequenti e che ci momenti
in cui l’attivita’ sismica e’ stata decisamente piu’ intensa di quella
attuale”. E’ accaduto, per esempio, tra fine ’600 e inizio ’700: ”a
livello di rilascio di energia sismica e’ stato come avere ogni anno e
per 20 anni consecutivi quattro terremoti come quello dell’Aquila del
2009, tutti nel Centro-Sud”. I piu’ disastrosi sono avvenuti nel 1688
nei Monti del Matese, nel 1693 nella Sicilia orientale, nel 1694 in
Irpinia, nel 1703 a Norcia e all’Aquila, nel 1706 a Sulmona.
FONTE
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