 Il britannico Daily Mail pubblica gli allarmanti commenti di alcuni esponenti di spicco della scienza medica
 sull’inaffidabilità e pericolosità di molti farmaci in circolazione. 
Purtroppo la grande industria farmaceutica, ovviamente guidata dal 
profitto e non dal bene pubblico, riesce a comprarsi la complicità dei 
media, delle autorità pubbliche e talvolta della stessa scienza medica, 
per commercializzare farmaci e procedure che portano essenzialmente 
danno ai pazienti. Il risultato sono decine o centinaia di migliaia, se 
non perfino milioni, di morti, sofferenze e casi di invalidità in tutto 
il mondo.
Il britannico Daily Mail pubblica gli allarmanti commenti di alcuni esponenti di spicco della scienza medica
 sull’inaffidabilità e pericolosità di molti farmaci in circolazione. 
Purtroppo la grande industria farmaceutica, ovviamente guidata dal 
profitto e non dal bene pubblico, riesce a comprarsi la complicità dei 
media, delle autorità pubbliche e talvolta della stessa scienza medica, 
per commercializzare farmaci e procedure che portano essenzialmente 
danno ai pazienti. Il risultato sono decine o centinaia di migliaia, se 
non perfino milioni, di morti, sofferenze e casi di invalidità in tutto 
il mondo.(L’imminente entrata in vigore del TTIP, con la giusta -si fa per dire- dose di pressioni lobbistiche da parte delle grandi industrie, non potrà fare altro che peggiorare questa situazione in Europa e in America.)
(La produzione di risultati scientifici ad hoc è spesso parte 
fondamentale di questa nefasta prassi. Chi lavora nella ricerca 
scientifica ha certamente presente ciò che scrisse Richard Horton,
 Editor capo della celebre rivista medica The Lancet, appena l’anno 
scorso: “gran parte della letteratura scientifica, forse la metà, può 
semplicemente essere falsa. Afflitta da tanti problemi – studi con 
campioni di piccole dimensioni, effetti molto piccoli, analisi 
esplorative non valide e palesi conflitti di interesse, insieme a 
un’ossessione per il perseguimento di mode di dubbia importanza – la 
scienza ha preso una piega verso il buio […] Si possono aggiustare le 
pratiche scientifiche sbagliate? Una parte del problema è che nessuno è 
incentivato a comportarsi correttamente […] “)
di Anna Hodgekiss (Mailonline) e Ben Spencer (corrispondente medico del Daily Mail), 23 febbraio 2016
L’ex medico personale della Regina ha chiesto che si faccia con 
urgenza un’inchiesta pubblica sulle “oscure” pratiche delle aziende 
farmaceutiche.
Sir Richard Thompson, ex presidente del Royal College of Physicians, 
nonché medico personale della Regina per 21 anni, stasera ha avvertito 
che molti farmaci potrebbero essere meno efficaci di quanto si pensi.
Thompson è membro di un gruppo di sei noti medici che oggi hanno 
messo in guardia sull’influenza che le case farmaceutiche hanno nella 
prescrizione dei medicinali.
Gli esperti, guidati dal cardiologo Aseem Malhotra, del sistema 
sanitario nazionale, sostengono che troppo spesso ai pazienti vengono 
date medicine inutili – e talvolta dannose – di cui possono fare a meno.
Affermano che le case farmaceutiche sviluppano medicinali da cui 
trarre profitto più che medicinali che abbiano effettivamente il 
maggiore beneficio per i pazienti.
I sei medici accusano inoltre il sistema sanitario nazionale per la 
sua incapacità di opporsi ai giganti dell’industria farmaceutica.
Thompson ha detto: “È venuto il tempo di fare un’inchiesta 
pubblica che sia ampia e trasparente sul modo in cui viene rilevata la 
reale efficacia dei medicinali.
“C’è il concreto pericolo che alcuni trattamenti farmaceutici siano molto meno efficaci di quanto si pensasse finora.”
Ha detto poi che questa campagna mette in luce “la base debole, e
 talvolta oscura, del modo in cui si valuta l’efficacia e l’uso dei 
medicinali, specialmente nel caso degli anziani“.
Scrivendo al MailOnLine, il dottor Malhotra ha detto che il conflitto d’interesse commerciale sta contribuendo a “un’epidemia di medici e pazienti disinformati e fuorviati nel Regno Unito e non solo“.
Ha aggiunto anche che il sistema sanitario nazionale nel suo 
complesso sta somministrando un’eccessiva quantità di farmaci ai suoi 
pazienti, e afferma che gli effetti collaterali dell’eccesso di medicine
 stiano causando una quantità innumerevole di morti.
Sostiene poi che studi empirici sulle statine – farmaci contro il 
colesterolo somministrati a milioni di persone – non sono mai stati 
pubblicati, e che simili dubbi sorgono anche su Tamiflu, un farmaco che è
 costato al sistema sanitario nazionale quasi 500 milioni di sterline.
Il gruppo dei sei medici ha chiesto di essere convocato presso la 
Commissione parlamentare per l’audizione pubblica al fine di svolgere 
un’inchiesta indipendente sulla sicurezza delle medicine.
Affermano che i finanziamenti pubblici vengono spesso forniti alla 
ricerca medica sulla base del fatto che questa potrà essere redditizia, 
non sul fatto che sarà utile ai pazienti.
Il dottor Malhotra ha detto: “Non c’è dubbio che alla base 
dell’assistenza sanitaria ci sia una cultura del tipo ‘più medicine è 
meglio’, il che è esacerbato dagli incentivi finanziari all’interno del 
sistema stesso, che portano a prescrivere sempre più farmaci e a mettere
 in atto sempre più procedure mediche.
“Ma c’è anche un altro inquietante ostacolo alla crescita di 
consapevolezza su – e dunque alla risoluzione di – questi problemi, ed è
 qualcosa di cui tutti dovremmo essere preoccupati.
“Si tratta dell’informazione che viene fornita ai medici e ai pazienti al fine di guidare le decisioni sul trattamento“.
Malhotra ha accusato le aziende farmaceutiche di “ingannare il 
sistema” spendendo in pubblicità e marketing il doppio di quanto 
spendano in ricerca medica.
Malhotra ha detto che la prescrizione di farmaci fa spesso più male che bene, e i rischi maggiori li sopportano gli anziani.
Un ricovero ospedaliero su tre negli over-75 è dovuto alla reazione avversa a un farmaco, ha detto.
Oltre che da Richard Thompson, il dottor Malhotra è sostenuto anche 
dal professor John Ashton, presidente della Facoltà di Scienze della 
Salute, dallo psichiatra JS Bamrah, presidente della British Association
 of Psysicians of Indian Origin, dal cardiologo Rita Redberg, editore 
della rivista medica JAMA Internal Medicine, e infine dal professor 
James McCormack, scienziato farmaceutico.
Il dottor Malhotra, che ha lanciato la campagna a titolo personale, è
 capo del think tank per la salute del King’s Fund, membro dell’Academy 
of Medical Royal Colleges, e consigliere del Forum Nazionale 
sull’Obesità.
Le sue critiche si rivolgono in particolare alla recente drammatica crescita delle prescrizioni di statine.
NICE – l’ente del sistema sanitario nazionale deputato al 
razionamento dei farmaci – nel 2014 ha deciso di abbassare la soglia per
 la prescrizione di statine in modo da incoraggiare i medici a 
prescriverle a più persone.
È poi emerso che sei dei dodici membri della commissione ricevevano 
finanziamenti da case farmaceutiche – in parte tramite pagamenti diretti
 in cambio di “consulenze” o seminari, e in parte tramite fondi di 
ricerca.
Il dottor Malhotra sostiene che uno studio completo e definitivo 
sull’efficacia delle statine e sui loro effetti collaterali non è mai 
stato pubblicato.
Lo stesso dice dell’efficacia del Tamiflu, un farmaco 
contro l’influenza per il quale il sistema sanitario ha già pagato 473 
milioni di sterline.
Un resoconto del 2014 di un gruppo di noti ricercatori ha concluso 
che il Tamiflu non risultava maggiormente efficace del comune 
paracetamolo [anche noto come Tachipirina, NdT].
Il dottor Malhotra cita anche un’indagine della rivista medica BMJ, 
che all’inizio del mese ha suggerito che Rivaroxaban, importante farmaco
 anticoagulante, non è così sicuro e privo di rischi come gli studi 
pubblicati suggerivano, per quanto le autorità difendano l’uso del 
farmaco.
Scrive: “Per amore della nostra futura salute e della 
sostenibilità del sistema sanitario nazionale, è tempo che si metta in 
campo una vera azione collettiva contro l’eccesso di medicine, iniziando
 dalla Commissione parlamentare per l’audizione pubblica, affinché lanci
 un’inchiesta indipendente sull’efficacia e la sicurezza dei farmaci“.
Il professor Ashton ha aggiunto: “La salute pubblica dipende da 
un’ampia e accurata base di evidenza empirica che tenga conto anche 
della convenienza, al fine di garantire che vengano prese decisioni in 
base alla migliore ricerca disponibile, decisioni finalizzate a 
migliorare e proteggere la salute delle persone, nonché a stabilire nel 
modo migliore quale sia la priorità della cura per ciascun paziente“.
ESCLUSIVO PER MAILONLINE: IL COMMENTO DEL DOTTOR MALHOTRA
[Tutto il resto dell’articolo riporta per esteso il commento del 
dottor Malhotra, ma alcune parti erano state già trascritte 
nell’articolo precedente, per questo ci limitiamo a tradurre le parti 
nuove. NdT]
Alcune settimane fa parlavo alla conferenza annuale della British Association of Physicians of Indian Origin a Birmingham.
Tra gli altri presenti al convegno c’era il presidente del Royal 
College of General Practitioners, presidente del BMA e amministratore 
delegato del sistema sanitario inglese, Simon Stevens.
Nel mio discorso ho avvertito delle molte cose che mi preoccupano riguardo le condizioni della medicina contemporanea.
In breve ho menzionato:
* Una distorsione nel finanziamento alle ricerche – che vengono 
finanziate perché si presume siano redditizie, anziché per i benefici ai
 pazienti;
* Una distorsione nella propensione a pubblicare gli studi da parte delle riviste scientifiche di ambito medico;
* Il conflitto d’interesse commeriale e l’incapacità di medici e pazienti di capire le statistiche sanitarie e i rischi.
* Una distorsione nella propensione a pubblicare gli studi da parte delle riviste scientifiche di ambito medico;
* Il conflitto d’interesse commeriale e l’incapacità di medici e pazienti di capire le statistiche sanitarie e i rischi.
Tutte queste cose stanno contribuendo a un’epidemia di medici e pazienti disinformati nel Regno Unito e oltre.
Ma, cosa più preoccupante di tutte, questa disperata situazione sta costando decine di migliaia di vite umane in tutto il mondo.
Oltre a questo, sta causando inutili sofferenze a milioni di persone e costando miliardi alle economie nazionali.
Alcuni mesi fa il direttore medico del sistema sanitario inglese, Sir
 Bruce Keogh, ha ammesso che un trattamento sanitario ogni sette – 
incluse le operazioni chirurgiche – sono inutili e non dovrebbero essere
 condotte sui pazienti.
Negli USA si stima che un’attività sanitaria ogni tre non porti alcun beneficio ai pazienti.
Ciò è sostenuto anche dall’argomento dell’ex editor del New England Journal of Medicine, la dottoressa Marcia Angell.
In una conferenza del 2009 presso l’Università del Montana, la Angell
 ha affermato che delle 667 nuove medicine approvate dalla Food and Drug
 Administration tra il 2000 e il 2007, solo l’11 percento erano 
effettivamente delle innovazioni o dei miglioramenti rispetto ai farmaci
 già esistenti.
I tre quarti erano essenzialmente delle semplici copie dei vecchi farmaci.
RIEMPIRE LE TASCHE DELL’INDUSTRIA FARMACEUTICA
Dato che la preoccupazione fondamentale delle case farmaceutiche è 
quella di fornire profitti agli azionisti – non certo di curare la 
salute dei pazienti – questo stato di cose non è affatto sorprendente.
A parte l’enorme spreco di risorse finanziarie che deriva dal fatto 
di rilanciare la stessa medicina due volte – e dunque spendere il doppio
 in pubblicità e marketing rispetto a quanto si spenda in ricerca e 
sviluppo – quello che ci preoccupa di più è l’enorme danno che viene 
fatto ai pazienti.
La Food and Drug Administration riporta che gli effetti negativi 
causati dalle medicine prescritte sono più che triplicati negli ultimi 
dieci anni negli Stati Uniti.
Ciò ha implicato oltre 123.000 morti nel 2014 e 800.000 casi di gravi
 conseguenze sulla salute – tra cui ricoveri ospedalieri e disabilità 
con pericolo di vita. Ma anche questa è probabilmente una stima al 
ribasso.
Una persona che da tempo è esplicita sui pericoli delle medicine 
moderne è Peter Gotzsche, professore di progettazione e analisi della 
ricerca all’Università di Copenhagen.
Gotzsche stima che la prescrizione di medicinali sia la terza maggiore causa di morte dopo le malattie cardiache e il cancro.
In particolare, è profondamente preoccupato per l’impatto delle 
medicine psichiatriche, tra cui farmaci antidepressivi e antidemenza.
In un articolo per il BMJ, ha calcolato che questi farmaci siano 
responsabili di oltre mezzo milione di morti avvenute tra gli over-65 
negli Stati Uniti e in Europa.
Questo è dovuto ai suicidi ma anche all’eccessivo trattamento dei pazienti e agli effetti collaterali.
Sono gli anziani ad essere maggiormente a rischio di sindrome 
polifarmaco – quella che si verifica quando il paziente prende molte 
medicine diverse contemporaneamente.
PAZIENTI GONFIATI DI PILLOLE
Il problema della sindrome polifarmaco è che più farmaci prendi, e 
più è probabile che presenti qualcuno degli effetti collaterali, che 
potrebbe essere poi interpretato dal medico o dall’infermiere come 
sintomo di una malattia per la quale servono ulteriori medicine.
Ho perso il conto dei pazienti anziani che ho dovuto trattare per 
eccesso di cure mediche, inclusi casi in cui ai pazienti venivano fatti 
prendere tre o quattro farmaci per la pressione sanguigna, che gli 
davano le vertigini al punto che non stavano più in piedi.
È un circolo vizioso, e costa vite umane ogni anno.
Gli anziani sono particolarmente vulnerabili alla sindrome 
polifarmaco, e un ricovero ospedaliero su tre fra gli over-75 è la 
conseguenza delle reazioni negative dei farmaci.
Molti pazienti cadono e si causano delle fratture a causa degli 
effetti collaterali dei farmaci, e un quarto di questi casi porta alla 
morte.
Ma la cosa più inquietante è che il professor Gotzsche afferma che il
 comportamento dell’industria farmaceutica, per quanto riguarda 
l’eccessiva prescrizione di farmaci, soddisfa i criteri per definire la 
“criminalità organizzata” secondo la legge statunitense.
Tra il 2007 e il 2012 la maggior parte delle dieci più grandi case 
farmaceutiche sono state multate per diversi reati tra cui pubblicità 
finalizzata a divulgare l’uso di farmaci al di fuori del loro uso 
terapeutico, rappresentazione fuorviante dei risultati della ricerca, e 
occultamento dei dati sui danni collaterali.
Ma in quale misura le multe agiscano effettivamente da deterrente è 
più che discutibile, poiché la motivazione principale è sempre e 
comunque il profitto.
Nel 2012 la Glaxo Smith Kline ha ricevuto una multa da 3 miliardi di 
dollari – la più grande della storia del sistema sanitario USA – per 
marketing illegale di diversi farmaci, tra cui antidepressivi, 
antidiabetogeni, e un antiepilettico.
Eppure, nel periodo in cui è durato il processo, la Glaxo ha 
accumulato profitti per oltre 25 miliardi di dollari dalla sola vendita 
di questi stessi farmaci.
Le riviste mediche e i media possono essere manipolati non solo come 
mezzi di marketing per l’industria, ma anche per diventare complici nel 
silenziare tutti quelli che chiedono maggiore trasparenza e un esame più
 indipendente dei dati scientifici.
Consideriamo di seguito un articolo scientifico pubblicato sul Medical Journal of Australia (MJA) lo scorso giugno.
NON SAPPIAMO LA VERITÀ SULLE STATINE
Questo articolo afferma che un programma condotto nel 2013 – che 
metteva in discussione i benefici della prescrizione delle statine a 
coloro che hanno un moderato rischio di attacco cardiaco – può aver 
portato fino a 2900 persone a soffrire di un attacco di cuore o alla 
morte a seguito dell’interruzione del trattamento.
Mi è stato chiesto di andare in onda su ABC News Austrialia per 
discutere questo fatto, ma sfortunatamente la mia intervista è stata 
cancellata appena 30 minuti prima.
Se avessi avuto l’opportunità, avrei detto come la penso – e cioè che
 l’articolo non fornisce alcuna solida evidenza dell’aumento dei 
ricoveri ospedalieri o delle morti dei pazienti.
Al contrario, il documentario sotto accusa è uno dei migliori pezzi di giornalismo medico che io abbia visto in tempi recenti.
Questa idea è condivisa dal vicepresidente della Facoltà di Scienze 
della Salute, il professor Simon Capewell, che ha descritto il 
documentario come “informativo, trasparente, e che solleva legittimi 
dubbi”.
Come abbiamo fatto notare entrambi in un editoriale pubblicato due 
settimane fa nella rivista medica BMC Medicine, studi condotti sulla 
popolazione comune mostrano che quasi il 75 percento dei nuovi utenti 
smette di assumere statine entro un anno dalla prescrizione, e il 62 
percento motiva la propria scelta sulla base di un effetto collaterale.
In effetti l’evidenza che sta emergendo suggerisce che, nel migliore 
dei casi, i benefici delle statine sono stati grossolanamente esagerati,
 e gli effetti collaterali trascurati.
Nelle ultime settimane, due gruppi di ricerca indipendenti in 
Giappone e in Francia hanno messo in discussione l’affidabilità di molti
 dei precedenti studi, sponsorizzati dall’industria farmaceutica, che 
sostenevano i benefici delle statine.
In effetti la ricerca giapponese si è spinta al punto di suggerire 
che le statine siano una delle cause dell’aumento dei casi di 
insufficienza cardiaca nella popolazione.
Nel frattempo il noto cardiologo francese Michel De Lorgeril ha 
affermato che tutti gli studi pubblicati dopo il 2006 “non mostrano 
alcun beneficio” delle statine per la prevenzione del rischio 
cardiovascolare, in nessuno dei gruppi di pazienti.
Sono perfettamente d’accordo con lui nel chiedere una completa 
rivalutazione delle statine tramite studi empirici, e fino ad allora “i 
medici devono essere consapevoli che le attuali asserzioni 
sull’efficacia e la sicurezza delle statine non sono basate 
sull’evidenza”.
Dobbiamo anche chiedere che la Clinical Trial Service Unit 
dell’Università di Oxford ci dia i dati grezzi raccolti sull’uso delle 
statine per condurre un esame indipendente.
Si tratta di questi studi scientifici finanziati dall’industria che 
hanno portato alla prescrizione delle statine a milioni di persone nel 
mondo, costruendo un’industria multi-miliardaria.
FARMACI CHE NON SONO ALL’ALTEZZA DELLA LORO CAMPAGNA PUBBLICITARIA
Ma torniamo alla visione d’insieme.
Sono passati poco più di dieci anni da quando John Iannidis, 
professore di medicina e politiche della salute all’Università di 
Stanford, ha pubblicato un articolo fondamentale che spiegava perché la 
maggior parte degli studi medici pubblicati sono probabilmente falsi.
Ma non si tratta solo di studi con un cattivo disegno sperimentale, o
 le cui statistiche sono state manipolate. Lo studioso si è spinto a 
dire che “più è grande l’interesse finanziario in un dato campo, meno è 
probabile che i risultati della ricerca siano veri”.
Sfortunatamente ci sono stati numerosi esempi recenti che mettono in 
luce come le autorità deputate a sorvegliare sulla nostra salute, come 
NICE e MHRA, sono male attrezzate per affrontare questi problemi.
O meglio, come l’ex presidente del Royal College of Physicians, sir Richard Thompson, mi ha detto “sono parte del problema più che parte della soluzione“.
NICE è stato chiamato in causa quando molti importanti medici, tra 
cui Thompson, hanno scritto alla Segreteria di Stato per la Salute 
sollevando grosse preoccupazioni sull’imparzialità del gruppo che 
sviluppava le linee guida per l’uso delle statine, spiegando che 8 su 12
 membri dichiaravano collegamenti con le industrie farmaceutiche che 
producevano le statine stesse e altri farmaci collegati.
Nell’aprile 2014 degli scienziati indipendenti della Cochrane 
Collaboration – considerato il corpo scientifico più importante e 
indipendente – ha concluso che la Gran Bretagna stava sprecando oltre 500 milioni di sterline nell’acquisto di Tamiflu, il farmaco anti-influenza.
Dopo avere avuto accesso ai dati clinici che venivano prima 
trattenuti, la Cochrane Collaboration ha trovato che Tamiflu non era 
meglio del comune paracetamolo nell’alleviare i sintomi dell’influenza, e
 aveva degli effetti collaterali potenzialmente gravi tra cui problemi 
renali e disturbi psichiatrici.
NICE è stata criticata anche per non aver ottenuto il pieno accesso 
ai dati grezzi delle industrie farmaceutiche prima di dare la loro 
(frettolosa) approvazione. A quel tempo, però, era il produttore di 
farmaci Roche a dire di aver raccolto abbondanza di dati riguardo 
Tamiflu.
Nel frattempo un’indagine di BMJ ha rivelato che il dispositivo per 
il test di coagulazione del sangue usato in uno studio pubblicato dal 
New England Journal of Medicine era truccato, e forniva dati 
indebitamente bassi sulla fluidificazione del sangue rispetto al farmaco
 di confronto, il warfarin.
Ciò ha “gettato dubbi sui risultati portati a sostegno dell’uso 
del farmaco anti-coagulante per via orale più venduto nel mondo, il 
Rivoroxaban“, scrive la rivista.
Certo, NICE non poteva sapere del dispositivo truccato, ma bisogna 
chiedersi quanto affidabili siano i suoi giudizi nel raccomandare l’uso 
di un certo farmaco basandosi su uno studio pubblicato dalla stessa casa
 farmaceutica che lo vende, quando ora si sta parlando di ritirare 
quell’articolo dalla pubblicazione.
ABBIAMO BISOGNO DI UN’INCHIESTA PUBBLICA
Il fatto che le prescrizioni siano al massimo storico assoluto, con 
oltre un miliardo di medicinali prescritti ogni anni – numero che è 
raddoppiato nell’ultimo decennio – dovrebbe essere visto esso stesso 
come segno della crisi nella sanità pubblica.
Ora, quando viene da me un paziente e mi riporta dei nuovi sintomi, 
la prima cosa che mi chiedo è se questi possano essere l’effetto 
collaterale di qualche farmaco.
Il sistema è marcio e non si può aggiustare solamente gettando altri 
soldi in pasto all’avidità delle aziende farmaceutiche e ai sistematici 
fallimenti politici che hanno messo in ginocchio il sistema sanitario 
nazionale.
Senza la piena trasparenza e responsabilità, nessun medico può 
fornire ciò che tutti noi abbiamo imparato faticando a lungo nelle 
scuole mediche, e ciò a cui i nostri cuori e le nostre anime dovrebbero 
tendere – cioè fornire la migliore cura possibile per i nostri pazienti.
La scorsa settimana, rispondendo a una serie di recenti scandali, 
inclusa l’incapacità delle istituzioni e delle università britanniche di
 impedire le cattive pratiche di ricerca scientifica – l’ex Editor di 
BMJ, Richard Smith, ha scritto: “c’è qualcosa di marcio nello stato di cose della medicina britannica, qualcosa di marcio da molto tempo“.
Per amore della nostra futura salute e della sostenibilità del 
sistema sanitario nazionale, è tempo di intraprendere una vera azione 
collettiva contro la tendenza all’eccesso dei farmaci.
Possiamo iniziare con la Commissione parlamentare per l’audizione 
pubblica, affinché lanci un’inchiesta pubblica sull’efficacia e la 
sicurezza delle medicine.
Penso ci sia un grande scandalo di fondo, che potrebbe far apparire 
minuscolo lo scandalo del sistema sanitario del Mid Staffordshire – dove
 molti pazienti morirono a causa delle cattive cure mediche, secondo 
quanto concluso da un’inchiesta pubblica.
La scienza medica ha preso una piega verso il buio.
E solo la luce del sole potrà disinfettare questa situazione.
FONTE
FONTE Daily Mail
 
 
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