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martedì 26 novembre 2013

ALLARME DEGLI SCIENZIATI PER L'INTENSA ATTIVITA' VULCANICA IN ANTARTIDE.

Gli scienziati americani hanno esplorato i vulcani in Antartide e sono giunti alla conclusione che alcuni di loro possono svegliarsi dal letargo letteralmente da un giorno all’altro. E poi nel continente più meridionale della Terra non vi è molto caldo – anche se eruzioni vulcaniche possono difficilmente sciogliere l’intera calotta antartica, ma sono perfettamente in grado di perdere la maggior del ghiaccio che poi si riversa nell’oceano.


 Come sappiamo, i ghiacciai dell’Antartide sono estremamente stabili e hanno molti milioni di anni – durante i periodi di riscaldamento del clima sul nostro pianeta, si ritirano di un centimetro e non danno le loro posizioni esatte. Anche adesso, che l’Artico si sta sciogliendo rapidamente, all’estremità opposta della Terra, è conservato non solo per  il freddo, che quindi da “stabilità” ma anche in questa zona vi è una certa crescita di calotte di ghiaccio del continente meridionale. Tuttavia, secondo i geologi, tutto può cambiare in un istante – l’Antartide è letteralmente a un passo dal poter iniziare a sciogliersi, anche  a causa di tali drastici cambiamenti nel tempo, i vulcani dell’Antartide potrebbero dare il loro contributo.


Questa allarmante previsione è stata fatta dal sismologo Amanda Loh ei suoi colleghi presso la Washington University di St. Louis (USA). Tuttavia, prima di fare una simile affermazione, i ricercatori hanno studiato a fondo le informazioni dalle stazioni sismiche nella regione del continente nota come Marie Byrd Land. Rammentiamo ai lettori che la cosiddetta regione desertica dell’Antartide, che si trova in profondità sotto la calotta di ghiaccio dell’Antartide occidentale, passa attraverso una catena montuosa che è quasi in linea retta con i vulcani.
È interessante notare che, il più a sud è un gigante sputafuoco di questo crinale, quindi è più giovane – per esempio, l’età più avanzata la porta il vulcano Whitney che possiede appunto tra i 13,2-13,7 milioni di anni, e più a sud il gigante Uaish generalmente formato negli ultimi milioni di anni. La stessa cresta è considerata un luogo turbolento del continente meridionale e di tutta la crosta terrestre, anche perchè  questo luogo rase al suolo la West Antarctic Rift (un susseguirsi di gigantesche fosse tettoniche sotto lo strato di ghiaccio). I geologi hanno trovato la prova che dopo la glaciazione e rigurgitato dalla terraferma a causa del movimento di blocchi crostali dalle piscine di magma di lava sotterranei, che hanno ripetutamente rotto il ghiaccio in questi luoghi.

Nel 2007-2010 le stazioni di monitoraggio sismico, e i dati che ha utilizzato il gruppo del Dr. Loh,  hanno visto che di recenteci sono stati piccoli terremoti, alcuni dei quali si sono verificati in gennaio-febbraio 2010, e l’altro nel marzo 2011. Queste fluttuazioni della superficie terrestre sono molto insolite, perché nel corso di questi la terra tremava molto più lentamente di quanto ci si aspetterebbe da blocchi crostali che sono in movimento.  A questo punto gli esperti geologi sono convinti che vi è una intensa attività vulcanica sotterranea,  lungo la cresta verso sud. Quindi, vi è  l’ipotesi che i terremoti che sono stati registrati negli anni passati, sono stati causati dal movimento del magma in profondità sotto i vulcani.

Un vulcano sta nascendo sotto un chilometro e mezzo di calotta glaciale

Un vulcano sta nascendo sotto un chilometro e mezzo di calotta glaciale, in un altopiano dell’Antartide occidentale chiamato Marie Byrd Land in cui, prima d’ora, non era stata segnalata attività vulcanica recente. La scoperta, annunciata su Nature Geoscience, ha importanti implicazioni sul bilancio di massa della calotta antartica poiché potrebbe spiegare, almeno in parte, le crescenti perdite registrate negli ultimi anni in questa parte del continente ghiacciato.
L’evidenza è arrivata a conclusione di una campagna di rilevamenti sismici finalizzata a studiare l’attività tettonica della crosta continentale sepolta sotto 1-2 km di calotta ghiacciata, coordinata da Amanda Lough, una giovane geologa della Washington University di St. Louis, Missouri. «Si trattava del primo monitoraggio sismico di lunga durata in questa regione»,riferisce la ricercatrice, prima firmataria della pubblicazione scientifica, «grazie al quale ci siamo resi conto che tra il 2010 e il 2011 si sono verificati due sciami caratterizzati da centinaia di scosse leggere, con ipocentri tra 25 e 40 km di profondità e con le frequenze tipiche dei terremoti dpl, quelli causati dall’attività magmatica».

Monte Sidley
I terremoti dpl, dalle iniziali di deep long period, sono i tremori provocati dai movimenti del magma all’interno dei condotti e si distinguono per le frequenze una decina di volte piu basse rispetto ai terremoti dovuti alle rotture di faglie. Gli sciami sismici con caratteristiche simili, quando sono registrati attorno ai vulcani attivi, spesso preannunciano l’inizio di una nuova eruzione.
 Indizi così interessanti hanno spinto Lough e i suoi colleghi a coinvolgere nella ricerca un gruppo di ricercatori dell’Università del Texas specializzati nel rilevamento radar aereo, con il proposito di ricostruire la topografia del terreno sepolto sotto l’enorme spessore di ghiacci. E stavolta è risultato che esistono consistenti depositi di ceneri, anche se non recenti. Insomma, tutto depone a favore di un’attività vulcanica nascosta dai ghiacci, che si è manifestata in passato e che tornerà a riproporsi in futuro.
I ricercatori non ritengono che il riattivarsi del nuovo vulcano subglaciale, a meno di eruzioni di notevole potenza, avrà la forza di bucare più di un chilometro di ghiacci compatti e manifestarsi fino alla superficie; ma sono convinti piuttosto che questi fenomeni abbiano una parte rilevante nello scioglimento della calotta. Secondo i dati pubblicati sull’ultimo rapporto Ipcc, negli ultimi dieci anni il tasso di decrescita della calotta glaciale antartica è passato da circa 30 a 150 miliardi di tonnellate per anno. Il problema è ora capire quanta di questa perdita dipenda dal riscaldamento globale e quanta dal calore sprigionato dai vulcani subglaciali.

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