Come sappiamo, i ghiacciai dell’Antartide sono estremamente stabili e hanno molti milioni di anni – durante i periodi di riscaldamento del clima sul nostro pianeta, si ritirano di un centimetro e non danno le loro posizioni esatte. Anche adesso, che l’Artico si sta sciogliendo rapidamente, all’estremità opposta della Terra, è conservato non solo per il freddo, che quindi da “stabilità” ma anche in questa zona vi è una certa crescita di calotte di ghiaccio del continente meridionale. Tuttavia, secondo i geologi, tutto può cambiare in un istante – l’Antartide è letteralmente a un passo dal poter iniziare a sciogliersi, anche a causa di tali drastici cambiamenti nel tempo, i vulcani dell’Antartide potrebbero dare il loro contributo.
Questa 
allarmante previsione è stata fatta dal sismologo Amanda Loh ei suoi 
colleghi presso la Washington University di St. Louis (USA). Tuttavia, 
prima di fare una simile affermazione, i ricercatori hanno studiato a 
fondo le informazioni dalle stazioni sismiche nella regione del 
continente nota come Marie Byrd Land. Rammentiamo ai lettori che la 
cosiddetta regione desertica dell’Antartide, che si trova in profondità 
sotto la calotta di ghiaccio dell’Antartide occidentale, passa 
attraverso una catena montuosa che è quasi in linea retta con i vulcani.
È 
interessante notare che, il più a sud è un gigante sputafuoco di questo 
crinale, quindi è più giovane – per esempio, l’età più avanzata la porta
 il vulcano Whitney che possiede appunto tra i 13,2-13,7 milioni di 
anni, e più a sud il gigante Uaish generalmente formato negli ultimi 
milioni di anni. La stessa cresta è considerata un luogo turbolento del 
continente meridionale e di tutta la crosta terrestre, anche perchè  
questo luogo rase al suolo la West Antarctic Rift (un susseguirsi di 
gigantesche fosse tettoniche sotto lo strato di ghiaccio). I geologi 
hanno trovato la prova che dopo la glaciazione e rigurgitato dalla 
terraferma a causa del movimento di blocchi crostali dalle piscine di 
magma di lava sotterranei, che hanno ripetutamente rotto il ghiaccio in 
questi luoghi.
 Nel 
2007-2010 le stazioni di monitoraggio sismico, e i dati che ha 
utilizzato il gruppo del Dr. Loh,  hanno visto che di recenteci sono 
stati piccoli terremoti, alcuni dei quali si sono verificati in 
gennaio-febbraio 2010, e l’altro nel marzo 2011. Queste fluttuazioni 
della superficie terrestre sono molto insolite, perché nel corso di 
questi la terra tremava molto più lentamente di quanto ci si 
aspetterebbe da blocchi crostali che sono in movimento.  A questo punto 
gli esperti geologi sono convinti che vi è una intensa attività 
vulcanica sotterranea,  lungo la cresta verso sud. Quindi, vi è  
l’ipotesi che i terremoti che sono stati registrati negli anni passati, 
sono stati causati dal movimento del magma in profondità sotto i 
vulcani.
Nel 
2007-2010 le stazioni di monitoraggio sismico, e i dati che ha 
utilizzato il gruppo del Dr. Loh,  hanno visto che di recenteci sono 
stati piccoli terremoti, alcuni dei quali si sono verificati in 
gennaio-febbraio 2010, e l’altro nel marzo 2011. Queste fluttuazioni 
della superficie terrestre sono molto insolite, perché nel corso di 
questi la terra tremava molto più lentamente di quanto ci si 
aspetterebbe da blocchi crostali che sono in movimento.  A questo punto 
gli esperti geologi sono convinti che vi è una intensa attività 
vulcanica sotterranea,  lungo la cresta verso sud. Quindi, vi è  
l’ipotesi che i terremoti che sono stati registrati negli anni passati, 
sono stati causati dal movimento del magma in profondità sotto i 
vulcani.
Un vulcano
 sta nascendo sotto un chilometro e mezzo di calotta glaciale, in un 
altopiano dell’Antartide occidentale chiamato Marie Byrd Land in cui, 
prima d’ora, non era stata segnalata attività vulcanica recente. La 
scoperta, annunciata su Nature Geoscience, ha importanti implicazioni 
sul bilancio di massa della calotta antartica poiché potrebbe spiegare, 
almeno in parte, le crescenti perdite registrate negli ultimi anni in 
questa parte del continente ghiacciato.
L’evidenza
 è arrivata a conclusione di una campagna di rilevamenti sismici 
finalizzata a studiare l’attività tettonica della crosta continentale 
sepolta sotto 1-2 km di calotta ghiacciata, coordinata da Amanda Lough, 
una giovane geologa della Washington University di St. Louis, Missouri. 
«Si trattava del primo monitoraggio sismico di lunga durata in questa 
regione»,riferisce la ricercatrice, prima firmataria della pubblicazione
 scientifica, «grazie al quale ci siamo resi conto che tra il 2010 e il 
2011 si sono verificati due sciami caratterizzati da centinaia di scosse
 leggere, con ipocentri tra 25 e 40 km di profondità e con le frequenze 
tipiche dei terremoti dpl, quelli causati dall’attività magmatica».
| Monte Sidley | 
I 
terremoti dpl, dalle iniziali di deep long period, sono i tremori 
provocati dai movimenti del magma all’interno dei condotti e si 
distinguono per le frequenze una decina di volte piu basse rispetto ai 
terremoti dovuti alle rotture di faglie. Gli sciami sismici con 
caratteristiche simili, quando sono registrati attorno ai vulcani 
attivi, spesso preannunciano l’inizio di una nuova eruzione.
 Indizi 
così interessanti hanno spinto Lough e i suoi colleghi a coinvolgere 
nella ricerca un gruppo di ricercatori dell’Università del Texas 
specializzati nel rilevamento radar aereo, con il proposito di 
ricostruire la topografia del terreno sepolto sotto l’enorme spessore di
 ghiacci. E stavolta è risultato che esistono consistenti depositi di 
ceneri, anche se non recenti. Insomma, tutto depone a favore di 
un’attività vulcanica nascosta dai ghiacci, che si è manifestata in 
passato e che tornerà a riproporsi in futuro.
I 
ricercatori non ritengono che il riattivarsi del nuovo vulcano 
subglaciale, a meno di eruzioni di notevole potenza, avrà la forza di 
bucare più di un chilometro di ghiacci compatti e manifestarsi fino alla
 superficie; ma sono convinti piuttosto che questi fenomeni abbiano una 
parte rilevante nello scioglimento della calotta. Secondo i dati 
pubblicati sull’ultimo rapporto Ipcc, negli ultimi dieci anni il tasso 
di decrescita della calotta glaciale antartica è passato da circa 30 a 
150 miliardi di tonnellate per anno. Il problema è ora capire quanta di 
questa perdita dipenda dal riscaldamento globale e quanta dal calore 
sprigionato dai vulcani subglaciali.
 


 
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