Lo scrittore
Alberto Roccatano, autore del saggio “Dalle stragi del 1992 a Mario
Monti” (di cui raccomando a tutti la lettura, in una sua recente
inchiesta ha definito l’attuale Esecutivo”un Governo di congiurati”,
dimostrando come la recente rivalutazione delle quote di partecipazione
degli enti privati alla nostra Banca Centrale preluda ad un
ingabbiamento definitivo del Popolo.
L’obiettivo del
Governo del bilderberghino Letta, imposto all’Italia dalla regia di
Napolitano, si pone infatti l’obiettivo di impedire agli Italiani, nella
cornice della legalità, di recuperare quella sovranità monetaria
rivendicata invece in questi giorni di dura protesta popolare.
Anche il
giornalista Francesco Forte, dalle pagine del Giornale, ha recentemente
denunciato un’ulteriore cessione di sovranità dello Stato da parte di
Letta ai poteri forti della grande finanza internazionale, dichiarando
che stiamo letteralmente svendendo la Banca d’Italia alla Germania.
pare infatti
che questo Governo stia svendendo a Berlino la nostra riserva aurea di
92 miliardi di Euro e 66 miliardi di valute pregiate e la nostra quota
del 18% nella Banca Centrale Europea, quella del 3,24% nel Fondo
Monetario e il controllo sui 145 miliardi di Euro di circolazione
monetaria in Italia.
Più che un
dubbio, si tratta di una drammatica certezza. Pochi Italiani si sono
presi la briga di andarsi a leggere la Gazzetta Ufficiale del 30
Novembre 2013, e nello specifico il titolo II, riguardante la Banca
d’Italia, quello che la autorizza ad aumentare il proprio capitale a 7,5
miliardi e dispone anche che nessuno dei suoi azionisti possa avere più
del 5% del capitale sociale. Secondo quanto si legge, gli azionisti
possono essere banche e assicurazioni non solo italiane ma anche estere,
se hanno sede legale e amministrazione centrale in uno Stato
dell’Unione Europea. Il passaggio della Banca d’Italia, già in mano a
voraci banche e assicurazioni private, ad un effettivo controllo estero,
alla luce dell’introduzione di queste norme, non è una ipotesi irreale,
ma un serio e concreto rischio. Infatti, in base alla regola del 5%, il
43,8% delle quote attuali di banche italiane dovrà essere venduto.
Intesa San Paolo dovrà cedere il 25,3%, Unicredit il 17,3% e la Cassa di
Bologna l’1,2%. Totale 43,8%. Inoltre, come rileva Francesco Forte, ci
sono già tre soggetti finanziari esteri che possiedono quote di Banca
d’Italia. Due, ossia la Banca Nazionale del Lavoro (di proprietà della
BNP-Paribas) e la Allianz, non hanno la sede e l’amministrazione
centrale in Italia ma in Francia e Germania. Le Assicurazioni Generali,
pur avendo sede e direzione centrale in Italia, non hanno una
maggioranza di controllo interamente italiana. La BNL ha il 2,8%, la
Allianz l’1,3 e le Generali il 6,3. In totale, quindi, i soggetti esteri
di diritto o di fatto già hanno il 10,4% del capitale di Bankitalia.
Sommato al 43,8 di soggetti italiani, che va ceduto, fa il 54,2%.
Qualcuno potrà obiettare che ci possano anche essere soggetti finanziari
italiani interessati a comprare quote della Banca d’Italia, come ad
esempio Cassa depositi e prestiti. Ma sin qui sono state contate solo le
quote che dovranno vendute obbligatoriamente, non tutte quelle che
possono, in teoria, essere vendute: cioè tutte quelle dei proprietari
attuali. E fra questi, come rileva sempre Forte, qualcuno potrebbe avere
necessità o elevata convenienza a vendere, ad esempio La Fondiaria, che
fa parte del gruppo Ligresti. Inoltre, la convenienza a vendere potrà
dipendere dal prezzo che verrà offerto. E una banca non italiana
dell’Unione Europea potrebbe offrire un prezzo allettante per ottenere
una partecipazione “strategica”.
Questo decreto
legge consente inoltre agli attuali detentori delle quote di Bankitalia
in eccesso al 5% di tenerle nel proprio patrimonio in parcheggio, senza
diritto di voto e senza utili. Una tale partecipazione è accettata dal
collegio sindacale di una banca o di un’assicurazione solo in attesa di
vendita a un prezzo soddisfacente. Diversamente si tratta di un cespito
che non avrebbero convenienza a mantenere, avendo ogni società per
azioni, come fine, il profitto. E ciò soprattutto quando si stia
discutendo di riserve patrimoniali obbligatorie.
Avete capito,
quindi, dove vogliono andare a parare Letta e Saccomanni? Con una
maggioranza estera della Banca d’Italia (maggioranza che ne deterebbe
quindi il controllo), saremmo costretti a restare, con le mani legate,
dentro il sistema dell’Euro perché non conteremmo più nulla. Non avremmo
più alcuna voce in capitolo in sede BCE e in sede di istituzioni
bancarie, come l’Unione Bancaria Europea, sorvegliata dalla Bce. Saremmo
vincolati a tal punto che non potremmo uscire dall’Euro neanche se lo
volessimo, o se un eventuale referendum popolare lo sancisse, perché le
nostre riserve auree valutarie sarebbero nel totale controllo di banche
estere che potrebbero rifiutare di emettere Euro-Lire, garantite da tali
riserve.
Francesco Forte
si chiede perché mai il ministro dell’Economia Saccomanni abbia pensato
ed attuato una norma che crea gravosi rischi di perdita di autonomia
alla nostra economia. La risposta sta probabilmente nella visita del
“saccheggiatore dei campi di battaglia” (come l’ho definito in un mio
precedente articolo) a Berlino per una riunione segreta e riservata con
il Presidente della Bundesbank e il Ministro tedesco dell’Economia
Schaueble, riunione, secondo varie indiscrezioni che sono filtrate,
finalizzata a discutere l’Unione Bancaria Europea.
Occorre
denunciare subito che, quelle pubblicate dalla Gazzetta Ufficiale, sono
norme incostituzionali, in primis perché poste in un decreto legge
mentre a esse manca ogni requisito di necessità e urgenza, e poi perché
violano l’articolo 47 della Costituzione, I comma, che stabilisce che la
Repubblica disciplina, coordina e controlla l’esercizio del credito.
Con una Banca d’Italia a maggioranza estera (il che sarebbe una novità
assoluta nel panorama delle Banche centrali) la politica del credito
viene gestita dall’estero. Il potere monetario non può e non deve essere
venduto (anzi, in questo caso svenduto) a soggetti esteri per decreto
legge.
Chi avvalla o
permette simili colpi di mano nel silenzio più assoluto dei giornali e
all’insaputa dell’opinione pubblica, è un criminale e un traditore della
Nazione. E dovrebbe trovare posto nelle patrie galere, non sui banchi
del Governo. Un Governo peraltro ormai delegittimato e che dobbiamo
mobilitarci tutti per far cadere al più presto, per evitare che possa
fare ulteriori danni.
Mi chiedo dove
sia la Magistratura e perché continui a guardare dall’altra parte. Anche
i magistrati sono uomini e sono padri di famiglia. Vogliono veramente
che i loro figli crescano in un’Italia totalmente asservita alla grande
finanza usurocratico-bancaria internazionale?
Ci sarà mai un
magistrato che finalmente apra gli occhi e faccia mettere sotto
sequestro tutte le quote private della Banca d’Italia? Forse il momento è
vicino, lo stiamo tutti aspettando!
Nessun commento:
Posta un commento